Motto di contrada
“In pugnam e colle per corvum amor et fulgor”
Il Santo e la leggenda
Il nome della contrada deriva dal nome del Patrono di Formia e Gaeta, ex vescovo di Antiochia, Sant’Erasmo. Il Santo visse nel terzo secolo dopo Cristo; ebbe una vita travagliata a causa delle persecuzioni di Diocleziano, egli dovette infatti nascondersi inizialmente sul monte Libano per sette anni, durante i quali fu sfamato da un corvo. Dopodiché Erasmo fu incarcerato ma riuscì a scappare in Illiria dove poté continuare la sua opera di proselitismo. In quel periodo, la figura di Erasmo assunse il valore religioso che mantiene anche oggi: Santo protettore dei dolori fisici, ventrali specialmente, per questo motivo viene anche considerato uno dei 14 santi ausiliatori. L’eredità di Erasmo è infine incisa nei secoli quando fu martirizzato nel 303.
Dalle scritture spiccano altri simboli legati al santo; spesso è rappresentato con le insegne vescovili e con un argano, ma anche con i chiodi sotto le unghie o avvolto da una fiamma bluastra, provenienti dalle immagini di sofferenza del Santo.
Per queste ragioni la figura di Sant’Erasmo di diffonde nel culto popolare diventando patrono di marinai, liutai, tessitori e partorienti; ma anche di diversi comuni italiani tra Centro e Sud Italia.
Nel medioevo, possibilmente a causa del messaggio benefico a cui è associato, arrivò anche nel Nord Italia diventando protettore di diversi ospedali e santuari. A questo punto storia e leggenda si intrecciano: Bonvesin de la Riva racconta la storia di un corvo che quotidianamente si recava all’ospizio dei frati agostiniani rubando del pane destinato alla mensa. I frati confusi si misero quindi di guardia per scovare il ladro, rimasero però colpiti quando videro che il pane veniva preso da un corvo che lo portava su un’altura ad alcuni anziani che lo benedicevano e lo mangiavano, accanto a una cappella che ritraeva la figura di Sant’Erasmo. Perciò, i frati decisero di aiutare gli anziani costruendo il primo ospizio il cui emblema era un corvo con le ali azzurre su una tovaglia bianca, colori che rappresentano rispettivamente il cielo e la carità, l’amore e la saggezza.
L’ospizio e le chiese
Tra i luoghi cardine della contrada troviamo quindi l’ospizio e la chiesa di Sant’Erasmo, a esso annessa. Abbiamo certezza dell’esistenza dell’ospizio già prima del 1313 grazie alle testimonianze di Bonvesin de la Riva: l’epitaffio sulla sua tomba a Milano recita “Hic iacet frater Bonvicinus de Ripa … qui construxit hospitale de Legnano” e il suo testamento del 1304, in cui assegna parte dei suoi averi ai frati legnanesi, ci confermano che Bonvesin de la Riva aveva un legame con un ospizio già esistente o per lo meno con la fondazione di quest’ultimo.
Il fervore religioso del quattordicesimo secolo concesse all’ospizio un grande prestigio; i frati aiutavano malati, poveri, bambini, anziani e anche tutti i pellegrini che percorrevano la via Francigena. L’ospizio era difatti la quarta tappa, obbligatoria, dal Sempione e l’ultima prima di Milano del cammino religioso.
Dal Rinascimento in avanti l’ospizio continua ad essere un punto di riferimento nell’area di Milano: sopravvive all’abolizione di Gian Galeazzo Visconti e viene riabbellito da Gian Rodolfo Vismara con una pala d’altare raffigurante Sant’Erasmo, la Vergine con il bambino e San Magno nel 1400. Nel sedicesimo secolo viene riconosciuto, con “i colli di Sant’Erasmo”, dal Cardinale Borromeo che lo descrive accuratamente in un suo atto. Più tardi, nel 1792 viene classificato come “luogo pio” dall’imperatore Leopoldo II e durante il Regno d’Italia napoleonico viene tolto dal Capitolo di San Magno e assegnato alla Congregazione di Carità Dipartimento dell’Olona. All’inizio del ventesimo secolo, le strutture dell’ospizio erano diventate obsolete e Cesare Candiani, fondatore dell’ospedale che oggi giace nel cuore della contrada, auspica perciò la necessità di nuovi fabbricati, mentre gli ospiti vengono trasferiti a Cesano Boscone. Nel 1920 Eugenio Gilardelli si fa promotore del rinnovamento grazie alle donazioni ricevute, così, tra 1926 e 1927, l’ospizio viene abbattuto, ricostruito e affidato all’Ordine della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret.
Nel 1979 gli stanzoni dell’ospizio vengono trasformati in camere di dimensioni ridotte, nel 1995 viene collegato a un nuovo edificio con un nucleo di degenza; nel 2002 vengono implementati due nuovi padiglioni, nel 2004 l’Ospizio di Sant’Erasmo si trasforma in fondazione Sant’Erasmo e nel 2005 viene inaugurata la nuova Cappella di Sant’Erasmo. Nel 2007 si arriva infine alla struttura odierna che conta 125 posti di cui 16 riservati a malati di Alzheimer; una malattia per cui la Fondazione Sant’Erasmo si impegna di anno in anno in modo crescente. Il sostegno spirituale è garantito oggi dal cappellano dell’Ospedale e dalle Suore dell’Ordine della Carità della Santa Croce. I lavori di ampliamento vengono sostenuti dalla Regione Lombardia, dalle donazioni dei Legnanesi e delle associazioni locali.
L’ospizio è quindi la più antica istituzione legnanese di beneficenza e dal Medioevo ai giorni nostri è rimasto fedele al suo compito primario: l’aiuto dei bisognosi, dei malati e degli ammalati, continuando a rinnovarsi in base alle esigenze di ogni epoca.
Annessa all’ospizio si trova la Chiesa di Sant’Erasmo e come per il precedente sue origini sono datate alla fine del 1200. A differenza dell’ospizio, dai documenti della “chiesetta”, risalenti al quindicesimo e al diciottesimo secolo, si legge la presentazione di alcuni rituali religiosi, l’analisi delle gerarchie ecclesiastiche e delle spese; si legge inoltre come ospizio e chiesa sono rimasti in campagna fino al diciannovesimo secolo. In generale, i cambiamenti della chiesa negli anni per la maggior parte riguardano l’aspetto estetico e architettonico: per esempio, alcuni affreschi quattrocenteschi del martirio di Sant’Erasmo sono in parte distrutti con la demolizione dell’ospizio, ma tra i pezzi di quelli restaurati su tela uno è custodito della canonica della chiesa. Dopodiché, vengono rifatti anche i muri esterni della chiesa e la facciata; infine viene realizzata anche una balaustra in marmo in occasione della consacrazione del nuovo altare maggiore da parte di Ildefonso Schuster nel 1939. Questa chiesa, sede di cappellania dell’ospedale di Legnano, svolge tutte le funzioni di culto oltre che per lo stesso nosocomio anche per l’annesso ospizio e per la Contrada di Sant’Erasmo che all’interno svolge la sua Investitura religiosa; la Chiesa di Sant’Erasmo è anche il lugo in cui la Contrada ha custodito la croce del carroccio per tredici volte, in occasione della vittoria del Palio.
Altri luoghi di culto importanti nel territorio di contrada sono la Chiesa della Madonnina, la Parrocchia di San Pietro e il monastero di San Giuseppe. La prima fu costruita nel 1641 per volere di Joseffo Lampugnani, la cui leggenda narra che il fratello cadde da cavallo accanto alla Cappelletta situata nella sua vigna e ne rimase illeso; Joseffo attribuì il miracolo alla Vergine della Cappelletta e, perciò, costruì questa nuova chiesa. Questa è ampliata e rinnovata nei secoli successivi dagli artisti Beniamino Turri e Daniele Turri; ma i simboli più importanti dell’edificio sono le meridiane storiche poste a est, sud e sud ovest, che vengono restaurate nel 1984, per iniziativa dell’associazione Antares, della Famiglia Legnanese e della Contrada Sant’Erasmo, che ancora oggi rimangono uniche nel loro genere.
La Parrocchia di San Pietro si forma progressivamente a partire dagli anni 60, da don Enrico Lazzaroni, don Gianluigi Panzeri, dei membri della gioventù studentesca e dalle suore operaie che avevano come obiettivo l’aumento della centralità di Cristo nel quartiere Canazza. Essa è riconosciuta ufficialmente il 1° novembre 1972, come Centro parrocchiale San Pietro. Il compito primo che la Parrocchia sceglie di seguire è un’accoglienza evangelizzatrice e il servizio degli “ultimi”. Negli anni successivi, infatti, la parrocchia si occupa subito dell’integrazione delle nuove famiglie che giunsero nel quartiere a fine anni 70 e delle tensioni che si creano all’interno tra fazioni opposte. Da quel momento in poi, la parrocchia si occupa di investire in progetti con le associazioni sportive, i gruppi giovanili e le famiglie della zona, i CCP Oltresempione; idea che culmina nel 2002 con un importante investimento nell’oratorio San Pietro e la nascita del Consiglio dell’oratorio.
Per ultimo, anche la storia del Monastero di San Giuseppe inizia nella seconda metà del XX secolo, come conseguenza dell’incremento demografico del quartiere Canazza negli anni 50 e dalla necessità delle suore di clausura Carmelitane scalze di avere un tempio annesso al monastero già presente. Il progetto fu finanziato da Carlo Mocchetti e progettato da Carlo Pastori e Mario de Luca. All’interno è possibile ammirare magnifici affreschi, vetrate circolari, dipinti contemporanei. Sono inoltre conservate le spoglie di Orsolina Mocchetti e di tre suore fondatrici del monastero. L’ultima aggiunta risale al 1997 ed è un altorilievo dedicato a Santa Teresa di Gesù bambino.
